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Chaos Shamanism – Parsel Samuel

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Descrizione

Chaos Shamanism – Parsel Samuel

La prima volta che venni in contatto diretto con una cerimonia spirituale, fu all’età di nove anni. Nei due anni precedenti subii dei lutti molto intimi e personali, perdendo le figure paterne di riferimento: mio padre e mio nonno.
Già a partire dal primo lungo periodo di degenza di mio padre, che lo trattenne dolorosamente a questo mondo negli ultimi mesi di vita prima di spegnersi all’età di 33 anni, la mia particolare sensibilità mi spinse a una sempre maggiore introspezione e a pormi dei potenti interrogativi.
A causa di quelli e altri lutti che si susseguirono voracemente nella mia infanzia, divenni piuttosto taciturno.
Venni condotto da mia madre ad un incontro di in gruppo, dove avrei partecipato ad una sorta di “Apertura dei Chakra”, all’interno di una comunità Sufi, che in quel particolare evento avrebbe aperto i miei canali energetici.
Per un bambino di nove anni, non è poi troppo sorprendenti accettare così l’esistenza di un Sondo invisibile. La mia personale predisposizione mi suggeriva già la comunicazione con un “mondo interiore” che stavo iniziando ad esplorare sempre “con la testa fra le nuvole” e con atteggiamento da sognatore nei riguardi del mondo, della vita e della morte Era ima mattina soleggiata del 1995, camminavo con mia madre per Via di San Giovanni Laterano, fiancheggiando la Basilica di San Clemente, che avrei visitato solamente circa 10 anni dopo. Quando chiesi a mia madre dove stessimo andando mi rispose soltanto:
“A fare una cosa, lo vedrai”.
“Ci saranno altri bambini?”, le chiesi.
“Non lo so, però ci sono delle belle persone”.
Varcammo un vecchio portone di legno e subito dopo una porta li al piano terra.
La sala era bianca, con ornamenti arancioni, ampia e divisa in due aree da una grande tenda anch’essa dai colori caldi, alcuni color vino o bordeaux. In fondo alla sala erano disposte una ventina di sedie in direzione della parte alla mia sinistra dove qualcuno avrebbe sicuramente parlato.
C’erano abbastanza persone da riempire tutti i posti, uomini e donne vestiti.
Fu il mio primo momento di meditazione e lo ricordo bene perché fui “presente” dopo molto tempo. Due o tre persone giravano fra di noi che eravamo seduti, avvicinando le mani ai nostri Chakra.
Ricordo distintamente ancora oggi la vellutata discesa di calore dalle mani della persona che le teneva a pochi centimetri dal corpo.
Fu come un calore che sentii sulla sommità della testa via via lungo la colonna e poi, di rimando, un calore che ne usciva; così da ogni zona che trattavano sia frontalmente che posteriormente in corrispondenza dei Chakra. Ogni sessione durò circa 15 minuti e quando qualcuno concludeva, lasciava la sala ed andava nell’area separata in silenzio.
Non ricordo molto altro della cerimonia.
Cera del cibo, mangiai qualcosa ma non avevo particolare fame nonostante fosse primo pomeriggio ormai.
Mentre gli anni fra la morte di mio padre e quel momento di consapevolezza rimangono quasi un vuoto, o ima sogno sfocato nella mia memoria, da li in poi iniziai sicuramente ad avere un atteggiamento più cosciente, consapevole e sociale, quasi a tornare un bambino come gli altri e più “presente”, sebbene una innata anormalità si palesasse di continuo, creandomi comunque situazioni di disagio quando cercavo qualcuno con le mie stesse esperienze o intuizioni e che, ovviamente, non trovai per molto altro tempo ancora. Ma forse il mio vero primo richiamo ai mondi inferiori avvenne ancor prima, all’età di sei anni grazie alla Divina Commedia. La rete Mtv dell’epoca, nel 1992 probabilmente, doveva realizzare uno spot contro la tossicodipendenza. L’eroina in quegli anni era una piaga davvero dilagante nella società. Per la realizzazione di questo spot l’introduzione prevedeva che un bambino leggesse il primo cantico dell’inferno.
Venni portato in una vecchia casa con mobilia antica, nel cuore di Roma. Mi venne presentato un libro davvero enorme in stampa e rilegatura antiche. Ero seduto sopra un enorme tappeto, di quelli che venivano realizzati a mano probabilmente in medio-oriente, con le gambe incrociate davanti a questo libro che aperto era più largo di me, tanto che avrei potuto sedarmici sopra. Mi chiesero di iniziare a leggere finché non avessi imparato a memoria quei passi.
Avevo 6 anni e leggevo molto male quindi per una fluidità della scena era necessario che lo memorizzassi almeno un po prima di leggerla per la ripresa. La telecamera perpendicolare sopra la mia testa continuava a ruotare, mentre io recitavo quel mantra complesso.
Leggere e rileggere questi versi, con la vaga intenzione cinche di comprenderli senza alcuna base logica, fu un’esperienza profonda, probabilmente altrettanto iniziatica della mia prima cerimonia. Si era venuto a creare uno “strappo” nella mia realtà.

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